25 settembre 2008

Eccoci al gran finale, dopo aver raccontato la storia delle sigarette e illustrato solo alcune delle 4000 sostanze tossiche presenti in una "siga" ecco a voi gli effetti indesiderati.

Ecco di cosa si riempono le arterie dei fumatori





Qui sotto invece quello che il catrame può causare a bocca e denti

E concludiamo con la carrellata finale: cuore, polmoni, cervello, bocca etc etc etc

21 settembre 2008

Hai proprio deciso di fumare? Almeno conoscine il contenuto

Aspirando una sigaretta si assumono più di 4000 sostanze. Le principali sono:


nicotina (una droga letale che da assuefazione e dipendenza), monossido di carbonio (usato spesso per suicidarsi) e catrame (quella sostanza scura e puzzolente con cui si asfaltano le strade).





NICOTINA
La nicotina aspirata raggiunge in otto-dieci secondi il cervello, dove stimola la liberazione di dopamina e adrenalina che danno un effetto di lieve stimolazione ed euforia fisica e mentale. L'effetto eccitante di lieve euforia rappresenta un meccanismo di rinforzo motivazionale che spinge ad accendere un'altra sigaretta per mantenere costante il livello di nicotina nell'organismo. La nicotina induce dipendenza e viene oggi riconosciuta, al pari di oppiacei, cocaina, alcol e allucinogeni, tra le sostanze psicoattive in grado di indurre dipendenza fisica e psichica.

MONOSSIDO DI CARBONIO
E' un gas asfissiante che deriva dalla combustione incompleta del tabacco.In seguito all'aspirazione di monossido di carbonio il sangue è meno ossigenato, c'è quindi minor nutrimento per i tessuti, il che provoca: ingiallimento della pelle, indebolimento dei capelli, invecchiamento precoce, ridotto rendimento muscolare.

COMPOSTI CATRAMOSI


Se si condensa il fumo, si forma una sostanza catramosa, viscosa e puzzolente, in cui sono contenute molte sostanze chimiche, aventi azione cancerogena.
Questi catrami ristagnano nel naso e nella bocca e vi possono provocare tumori: sono perciò pericolosi anche per coloro che non aspirano il fumo.
Chi fuma un pacchetto di sigarette al giorno introduce ogni anno il contenuto di circa una tazza di catrame. (vedi filmato sotto)





altre simpatiche sostanze contenute in una sigaretta
Biossido di azoto
Gas volatile, talmente distruttivo che venne scelto come ingrediente principale dei gas velenosi usati nella prima guerra mondiale.
Sostanze radioattive
Uno dei più importanti elementi radioattivi è il polonio 210, che con il fumo passa nell'apparato respiratorio, dove viene trattenuto dal muco bronchiale. E' stato calcolato che una persona che fuma30 sigarette al giorno assorbe in questo modo in un anno una quantità di radiazioni pari a quella che riceverebbe facendo 300 radiografie al torace .
Acido cianidrico (cianuro di idrogeno)
E' un gas velenoso, letale, tanto che entrò nella composizione dei gas velenosi usati nella prima guerra mondiale.
Acroleina
Questa aldeide è una sostanza irritante dei bronchi ed è la principale causa delle bronchiti croniche, con tutte le loro conseguenze, quali l'enfisema o altre insufficienze respiratorie.
Formaldeide
E' un'aldeide ad azione irritante e danneggia la mucosa delle labbra, della lingua e del palato; traumatizza la gola, la trachea, le corde vocali.
Acetone
Sì proprio quello per togliere lo smalto dalle unghie...




Hai proprio deciso di fumare? Almeno imparane la storia

Da dove proviene il vizio del fumo? Esso è presente già all'età del bronzo: lo testimonia il ritrovamento di alcune pipe in bronzo in alcuni scavi. In generale l'origine del fumo va ricondotta ai riti magici, sia come elemento propiziatorio, sia come primo passo dell'estasi e della comunicazione con gli dei; questo secondo utilizzo del fumo deriva dall'uso che gli Aztechi ne facevano durante i riti. Infatti i sacerdoti, invece di soffiare, aspiravano il fumo, sfruttando così i poteri eccitanti o ipnotici di determinate erbe.

Le prime notizie documentate si trovano in uno scritto di Bartolomeo de la Casa intitolato Storia Generale delle Indie, in cui egli descrive gli indiani che fumano delle erbe. Ma la storia del tabacco e del fumo ha inizio ufficialmente con la scoperta dell'America. Furono i partecipanti alle spedizioni di Colombo che ne portarono le prime notizie. Rodrigo de Jeréz, un compagno di Cristoforo Colombo, potrebbe essere definito il primo europeo che imparò a fumare. Nella seconda spedizione di Colombo, un frate di nome Romano Pace rimase ad Haiti e qui cominciò ad osservare e descrivere gli indiani che fumavano e la pianta del tabacco. E pare che sia stato proprio lui a portare la pianta in Europa.





La svolta definitiva la si deve all'ambasciatore francese in Portogallo, Jean Nicot (foto sopra), che inviò ai sovrani francesi le foglie e i semi della pianta di tabacco. Per ringraziarlo, i sovrani Francesco I e Caterina de' Medici battezzarono la pianta "erba nicotina" dal nome dell'ambasciatore. Egli ne illustrò ai sovrani le proprietà terapeutiche eccellenti per curare l'asma e le patologie dell'apparato respiratorio (ebbene si!), l'ulcera, le piaghe. Altri ne decantavano le proprietà curative nei casi di morsi di serpente, di raffreddore, mal di testa, vertigini, perfino peste. Da allora il tabacco si espanse in Europa molto velocemente.In Italia giunse nel XVI secolo grazie al cardinale Prospero di Santa Croce. Il fumo aveva la funzione che poi sarà dell'ora del tè per gli inglesi: balli, feste, riunioni all'insegna del tabacco e del fumo venivano organizzati in ogni nazione da nobili e borghesi.
Un'altra svolta si ebbe dopo la Guerra di Crimea, quando i reduci tornarono a casa con dei cilindretti di carta riempiti di tabacco, "creati" dai soldati musulmani: le sigarette. Il tabacco era sempre di provenienza turca.
Con la Guerra di Secessione Americana le sigarette cominciarono ad essere riempite con tabacco prodotto in America, più dolce e chiaro rispetto al precedente. Tutto ciò aveva generato una situazione imprevista: l'esigenza di fumare di continuo.



Negli ultimi venti anni, compresi i rischi elevati di insorgenza di patologie afferenti a diversi organi (causati anche dal fumo passivo) sono state scatenate molte battaglie ai fumatori e alle case produttrici. Così, cause miliardarie sono state mosse, e vinte, a danno delle Aziende produttrici di sigarette e leggi severe sono state promulgate per limitare il danno passivo nelle persone che preferiscono non fumare.

16 settembre 2008

Il tempo relativo di Einstein

Nel 1887 Michelson e Morley compirono osservazioni molto precise sulla velocità della luce, trovando che era sempre la stessa in tutte le direzioni indipendentemente dalla direzione del moto della sorgente o dell’osservatore.
Nel 1905 Einstein osservò che il concetto dell’etere, che entrava in conflitto con le misurazioni di Michelson e Morley, diventava inutile se si abbandonava l’idea del tempo assoluto.

La teoria di Einstein è basata su due postulati fondamentali:

"Le leggi della fisica sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento inerziali. Non esiste un sistema inerziale privilegiato (Principio di relatività).
La velocità della luce nel vuoto ha lo stesso valore c in tutti i sistemi inerziali (Principio della costanza della velocità della luce)".

Solo con questi due postulati Einstein rivoluzionò il mondo fisico costringendoci a considerare la materia, lo spazio ed il tempo in maniera del tutto nuova.


Se immagino un osservatore interno ad un sistema in movimento formato da una sorgente di luce e da due corpi da essa illuminati equidistanti da essa in direzioni opposte, posso dedurre che egli vedrà un impulso luminoso proveniente dalla sorgente raggiungere “contemporaneamente” i due corpi. Considero poi un osservatore esterno, per il quale ovviamente la velocità della luce sarà sempre uguale in tutte le direzioni; egli vedrà una dei due due corpi allontanarsi davanti al raggio luminoso, mentre l’altro corpo gli verrà incontro, perciò il primo corpo riceverà il segnale luminoso un poco prima del secondo. La differenza sarà lievissima in quanto la velocità del sistema è bassa. Quindi due eventi simultanei per un osservatore non lo sono più per l’altro.
Poichè la velocità della luce è esattamente il quoziente della distanza percorsa diviso il tempo impiegato a percorrerla, osservatori diversi misurerebbero diverse velocità, ma questo è impossibile perchè la velocità della luce deve restare la stessa in tutti i sistemi di riferimento, per cui occorre ipotizzare che siano lo spazio ed il tempo ad esser modificati.

10 settembre 2008

Heidegger: il tempo è l'esserci

Heidegger sulla scia delle rivoluzionarie tesi einsteniane afferma che non esiste un tempo assoluto e nemmeno una sincronicità degli eventi. Il tempo è strettamente legato ad un sistema di riferimento: è ciò in cui si svolgono gli eventi.

Il tempo per il fisico è un susseguirsi di un prima rispetto ad un poi. In quanto il tempo è costituito da stadi omogenei, è misurabile: ogni prima e poi è determinabile partendo da un "ora". L'orologio ci mostra la durata nel tempo di un evento tuttavia l' "ora" è indipendente dagli orologi in quanto anche la coscienza dell'uomo ne fa esperienza: "Ora è mattina, Ora è notte". Si domanda allora se il tempo, l' "ora" non sia all'interno della coscienza:

"Io dispongo forse dell'essere del tempo e con l' "ora" intendo, oltre al tempo, anche me stesso? Sono io stesso l' "ora" e il mio esserci è il tempo? Oppure, in fondo, è il tempo stesso che si procura in noi l'orologio?"

La domanda sul tempo ha quindi portato all'esserci (ente che noi conosciamo come vita umana nel suo essere) e alla decisione anticipatrice della morte (ciò che determina il passaggio all'autenticità). La decisione anticipatrice rivelando l'esistenza come pura possibilità, come progetto, le apre il futuro, e, d'altra parte, poichè le possibilità sono riconosciute come sempre date, la investe del suo passato. Per Heidegger il tempo è senso dell'esserci.

"il tempo è l'esserci. L'esserci è il mio essere di volta in volta, e quest'ultimo può essere tale in ciò che è futuro, nel precorrere che va al non più, certo ma indeterminato. L'esserci è sempre in una modalità del suo possibile essere temporale. L'esserci è il tempo, il tempo è temporale. L'esserci non è il tempo, ma la temporalità. L'asserzione fondamentale "il tempo è temporale" è pertanto la determinazione più propria, perché l'essere della temporalità significa una realtà diversa. L'esserci è il suo non più, è la sua possibilità nel precorrere che va a questo non più. In tale precorrere io sono il tempo in senso autentico, io ho il tempo. In quanto il tempo è ogni volta mio" (M.Heidegger Il concetto di tempo)

08 settembre 2008

Tempo ciclico e tempo lineare

Nella filosofia greca come nella sapienza orientale il tempo è percepito come ciclico. L'alternarsi del giorno e della notte, la suddivisione settimanale, il ciclo lunare, il susseguirsi delle stagioni, come quello degli elementi sono tutti esempi della ciclicità del tempo. In questo modello il tempo è assimilabile ad un cerchio dove l' origine e la fine non sono definiti ed in cui i momenti sono destinati a ripetersi all'infinito. Il concetto di creazione e quindi di creatore non appartengono a questo modo di pensare; per i greci la materia non ha avuto un inizio, esisteva da sempre ed il dio platonico, il demiurgo, si limitava ad ordinare (cosmos) una materia disordinata (caos).






Con l'avvento del giudaismo prima e poi definitivamente con il cristianesimo al tempo ciclico si affianca il tempo lineare. Come per una linea così anche per il tempo possiamo individuare un inizio che corrisponde alla creazione, una direzione (o senso) univoca e irrevocabile (non si può tornare indietro ed ogni istante è diverso dagli altri) e una fine (o un fine).


Anche per la scienza possiamo vedere come i due modelli ancora oggi convivano.
Nel modello di universo in espansione il big bang può essere considerato come l'attimo iniziale che imprime al tempo un senso di marcia irreversibile ( e le leggi della termodinamica lo confermano), se invece consideriamo l'espansione solo uno dei momenti, al quale segue l'implosione (con il tempo che torna sui suoi passi) ed una nuova espansione eccoci di nuovo nel macro-modello ciclico del tempo.
Resta da risolvere il problema dell'inizio e qui sta tutta la questione; a ben vedere tra chi ha fede nell'eternità di Dio creatore del cielo e della terra e chi ha fede nell'eternità della materia disordinata che casualmente diviene ordinata non c'è molta differenza; i secondi non possono certo rimproverare i primi di essere irrazionali perchè sempre di atto di fede si tratta, mentre i primi proprio dalla ragione e dalla razionalità dell'uomo e del creato possono trarre notevoli prove a loro favore (come vedremo in seguito).




Insomma il tempo è un cerchio o una linea? La nostra esperienza ci dice che è un pò tutte e due. Le settimane, i mesi, gli anni si ripetono, tuttavia non sono mai gli stessi, perchè noi cambiamo con loro e loro cambiano con noi; ciclicamente tornano compleanni, anniversari, ma non ci trovano uguali a prima; per questo il tempo è da considerarsi come una sorta di spirale oppure come diceva Bergson come un gomitolo che si forma lentamente ripiegandosi su se stesso ma mai negli stessi punti.

06 settembre 2008

S.Agostino: il tempo e l'anima

Con s.Agostino prima e poi con Bergson e Heidegger siamo introdotti nella soggettività del tempo. Il tempo per s.Agostino è estensione dell'anima: è l'anima che rende presente il passato attraverso la memoria e percepisce come presente il futuro attraverso l'attesa. Il tempo tuttavia non esisterebbe senza la percezione di esso. Ma che cos'è il tempo se esso è ciò che tende a non essere? E' proprio questo: il tempo esiste perchè tende a non essere, nel presente che è già passato nell'attimo stesso in cui si prova a percepirlo consiste l'incessante incedere del tempo. L'eternità di conseguenza è uscire da questo movimento ed entrare nell'imperturbabile fissità di un presente esteso in cui passato e futuro convivono simultaneamente. La relazione del tempo col pensiero e anzi la sua totale interiorizzazione e riduzione a "estensione dell'anima", oltre ad introdurre la soggettività del tempo (opposta all'oggettività del tempo fisico) ci fa passare dal tempo ciclico pagano (e di tutte le religioni orientali) al tempo lineare di matrice giudaico-cristiana, che parte dalla caduta di Adamo e procede verso la dimensione del riscatto e del ritorno a Dio.






"In te, anima mia, misuro il tempo. Ed è così che passa, mentre l'intenzione presente traduce il futuro in passato, e il passato cresce via via che decresce il futuro, finché consumato il futuro tutto sarà passato. Almeno questo ora è limpido e chiaro: né futuro né passato esistono, e solo impropriamente si dice che i tempi sono tre, passato, presente e futuro, ma più corretto sarebbe forse dire che i tempi sono tre in questo senso: presente di ciò che è passato, presente di ciò che è presente e presente di ciò che è futuro. Sì, questi tre sono in un certo senso nell'anima e non vedo come possano essere altrove: il presente di ciò che è passato è la memoria, di ciò che è presente la percezione, di ciò che è futuro l'aspettativa".

(S.Agostino Confessioni Libro XI).





05 settembre 2008

Il tempo è un gomitolo o una collana di perle?

Una delle concezioni più originali di Bergson, che rappresenta anche uno dei fondamenti del suo sistema filosofico, e che influenzerà tutti i campi della cultura, dalla letteratura all'arte (il futurismo per esempio), è la distinzione fra il tempo della scienza ed il tempo della vita.
Infatti il tempo spazializzato della fisica trova la sua immagine in una collana di perle (i vari momenti della fisica), tutte eguali e distinti fra di loro, differenti solo quantitativamente, mentre l'immagine del tempo della durata è il gomitolo di filo, che continuamente muta e cresce su sé medesimo, con momenti diversi anche qualitativamente (tant'è vero che nel linguaggio comune si dice ad esempio che cinque minuti possono sembrare, talora, «una eternità»).




"Chi esamini la vita psichica nella sua effettualità [...] si accorgerà subito che il tempo ne è la stoffa stessa.Non c'è, del resto, stoffa più resistente o più sostanziale.
Infatti, la nostra durata non è il susseguirsi di un istante a un altro istante: in tal caso esisterebbe solo il presente, il passato non si perpetuerebbe nel presente e non ci sarebbe evoluzione né durata concreta.
La durata è l'incessante progredire del passato che intacca l’avvenire e che, progredendo, si accresce. E poiché si accresce continuamente, il passato si conserva indefinitamente.

Che cosa siamo, infatti, che cos'è il nostro carattere se non la sintesi della storia da noi vissuta sin dalla nascita?
Certo noi pensiamo solo con una piccola parte del nostro passato; ma desideriamo, vogliamo, agiamo con tutto il nostro passato, comprese le nostre tendenze congenite. Il nostro passato ci si rivela, dunque, nella sua interezza, con la pressione che esercita su di noi. Conseguenza di questa sopravvivenza del passato è l'impossibilità, per una coscienza, di passare due volte per l'identico stato.
Questo perché la nostra durata è irreversibile: per poter riviverne anche un momento solo bisognerebbe annullare il ricordo di tutti i momenti successivi".


(da L'evoluzione creatrice, in H. Bergson, Le opere, trad. di P. Serini, UTET, Torino 1971)

04 settembre 2008

Le sacre sinfonie del tempo


Il tempo ha un origine? Se il tempo ha un'origine, l'origine del tempo è fuori dal tempo. Ciò che è fuori dal tempo è l'Eterno, tuttavia se il tempo non avesse un' origine, il tempo sarebbe eterno.


Siccome il tempo (che è movimento) è il contrario dell'eterno (che è impassibilità), per il principio di non contraddizione il tempo non può essere eterno, è necessario che abbia un termine al suo inizio, per questo...

In Principio l'Eterno creò il cielo e la terra (ed il tempo)...



Ecco come rispondo a chi domanda che cosa faceva Dio prima di fare il cielo e la terra. "Quello che non so, non lo so", che almeno risparmia la facile ironia per chi solleva una questione profonda e il plauso per chi dà una risposta falsa. Invece io affermo che tu, nostro Dio, sei il creatore d'ogni cosa creata, e se per cielo e terra s'intende ogni cosa creata, oso affermare: "Prima di fare il cielo e la terra, Dio non faceva cosa alcuna". Perché che cosa avrebbe fatto se non una cosa creata? Magari sapessi tutte le cose che vorrei, che mi sarebbe utile sapere, così come so questa: che nessuna creatura venne fatta prima che fosse fatta una qualche creatura.

(Agostino Confessioni XI 12.14)