Così Maometto parlava di Gesù
Le fonti coraniche e la loro dipendenza da Antico e Nuovo Testamento
Gli antenati illustri delle 114 sure
Maria è citata ben 34 volte dalla rivelazione islamica, il Vangelo 12... La spaccatura tra le due fedi avviene sulla figura di Cristo: Dio infatti “è troppo glorioso per avere un Figlio”. Le Scritture cristiane sono sottoposte ad esame critico già da due secoli: per i musulmani sarà una dura lotta.
Sarà certamente un’aspra e lunga battaglia quella che attende gli esegeti del Corano pronti ad adottare i canoni del metodo storico-critico. Non a caso fu aspra per quei teologi cristiani che due secoli fa iniziarono a esaminare la Bibbia anche dal punto di vista storico-letterario, consapevoli che proprio l’Incarnazione - verità squisitamente teologica - lo richiedesse. È una battaglia non ancora conclusa, se si pensa ai forti rigurgiti fondamentalisti di alcune sette o gruppi cristiani.
Ora, tra le varie analisi che dovranno essere condotte sui 6235 versetti delle 114 sure del Corano importante sarà quella che isolerà le fonti bibliche. Nella sua introduzione a quella che rimane ancor oggi la migliore traduzione italiana del Corano (ed. Sansoni-Rizzoli) Alessandro Bausani affermava senza esitazione che “le fonti principali del Corano sono l’Antico e il Nuovo Testamento, seppur sembra non direttamente conosciuti da Muhammad”. Idea ribadita da tutti gli islamologi con accenti diversi ma in sostanziale concordanza: “Il Corano può essere considerato una rilettura della Bibbia sui generis in cui interviene decisamente la personalità di Muhammad” (Maurice Borrmans). Nella sura 4,163 si ha persino il riconoscimento dell’ispirazione divina della Rivelazione ebraico-cristiana: “In verità Noi (Dio) ti (Muhammad) abbiamo dato la Rivelazione come l’abbiamo data a Noè e ai profeti che lo seguirono, e l’abbiamo data ad Abramo e Ismaele, a Isacco e a Giacobbe, alle tribù, a Gesù, a Giobbe, a Giona, ad Aronne, a Salomone, e a Davide demmo i Salmi”.
Se volessimo stare solo alle statistiche, Gesù è nominato 25 volte, Maria 34, il Vangelo 12, i cristiani 14. La trama della vita di Gesù è seguita dall’annunciazione a Maria fino alla sua glorificazione, anche se sulla croce si ha il colpo di scena della sostituzione con un sosia: “Non lo uccisero né lo crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a lui…; Dio lo innalzò a sé” (4, 157-158), secondo una probabile prospettiva di stampo gnostico che negava l’Incarnazione in senso stretto. Basterebbe, comunque, inseguire la titolatura riservata a Cristo per vederne la venerazione profonda nutrita da Maometto che nel Corano dichiara in nome di Dio: “Noi abbiamo rivelato la Torah che contiene retta guida e luce, con la quale giudicavano i Profeti, e i maestri e i dottori… A loro facemmo seguire Gesù, figlio di Maria, a conferma della Torah rivelata prima di lui e gli demmo il vangelo pieno di retta guida e di luce, confermante la Torah rivelata prima di esso” (5, 44-46).
È per questo che nel Medio Evo si giunse al punto di considerare l’islam come un’eresia cristiana. Non per nulla Dante in una pagina terribilmente realistica dell’Inferno definisce Maometto “seminator di scandalo e di scisma”, collocandolo appunto nella IX bolgia dell’VIII cerchio infernale ove si trovano i seminatori di discordie (28, 22-51). In realtà le figure di Gesù e di Maria nel Corano non coincidono in senso stretto con la tipologia teologica cristiana. Entrambe sono presentate come il modello del perfetto “musulmano”, cioè del fedele totalmente consacrato all’unico Dio, del quale Gesù è profeta altissimo. È, perciò, blasfemo attribuire a Cristo la qualifica di Figlio di Dio: è anche questa la ragione del “protagonismo” di Maria nel Corano, perché per tale via si “umanizza” Gesù, riconducendolo alla figura di un figlio di donna e di servo del Signore.
In questa linea è scontato comprendere il rilievo che ha la polemica antitrinitaria che costella il Corano: “O gente del Libro (cristiani), non esagerate nella vostra religione e dite di Dio solo la verità. Credete dunque in Dio e nei suoi messaggeri. E non dite: Tre! Smettetela! Sarà meglio per voi. Dio non è che un unico Dio. È troppo glorioso per avere un figlio” (4, 171). L’unicità e la suprema trascendenza divina impediscono quel peccato fondamentale per l’islam che è l’”associare” (shirk) a Dio qualcosa di umano: “O gente del Libro, venite a una parola comune tra noi e voi: adoriamo soltanto Dio, senza associargli nulla!” (3, 64).
Ci sono, dunque, alcuni punti fermi che, da un lato, raccordano intimamente Bibbia e Corano ma che, dall’altro, li fanno profondamente divaricare e questi punti sono di natura cristologica. In questa luce si comprende l’andamento sinusoidale del rapporto tra cristiani e musulmani all’interno della storia, rapporto ora simile a un duetto ora teso come un duello. Ovviamente le connessioni e le divergenze ideologiche sono molto più complesse e già oggetto di vasti studi e approfondimenti. Esse si estendono ad altri settori quali quelli dell’etica, dell’antropologia, dell’escatologia, della società. La stessa fluidità della teologia musulmana - che esalta, ad esempio, la trascendenza intangibile di Dio ma che conosce anche la mistica della comunione per cui Dio è a noi più vicino di quanto noi lo siamo a noi stessi - fa sì che il dialogo rimanga arduo e complesso.
B - Accuse coraniche e islamiche contro gli Ebrei e i Cristiani
La “Gente del Libro” avrebbe falsificato la Bibbia!
L’accusa è semplicemente assurda perché, se fosse così, non avrebbero meritato il titolo di “Gente del Libro” (e in arabo la parola “ahl” significa gente e persone DEGNE).
Il Corano, al contrario di quest’accusa popolare superficiale, NON ha mai affermato che Ebrei e Cristiani avessero manipolato le loro Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento: Thorah, Zubur (Salmi) e Ingil (“Vangelo”). Anzi, rende testimonianza all’autenticità della Bibbia: recitata bene, come si deve, dalla “Gente del Libro” (Corano 2: 121) che Maometto e i musulmani debbono consultare in caso di dubbio o di ignoranza (Corano 10: 94; 16: 43; 15: 9; 5: 68; 3: 113 – 114).
La “manipolazione” sarebbe stata effettuata da ALCUNI Ebrei che, pur mantenendo il testo biblico, l’avrebbero, alle volte, interpretato a modo loro (Corano 4: 46; 2: 75 e 146; 5: 13-14 e 41, soprattutto cambiando il castigo degli adulteri dalla lapidazione alla flagellazione.
Nota: Dallo stesso Corano era scomparso completamente “il versetto della lapidazione” e nella praxis islamica, a volte, vengono “flagellati” gli adulteri.
I Cristiani sarebbero dei politeisti, triteisti!
Ma noi cristiano crediamo “in un solo Dio”, il Suo Verbo (=il Figlio) e il Suo Spirito di Santità, Spirito di Dio tre volte Santo.
D’altra parte, il Corano sembra respingere una “triade” che NON è mai stata la nostra Santissima Trinità: Dio, Gesù e Maria! (O solo Gesù e Maria divinizzati).
I Cristiani bestemmiano quando sostengono che Gesù è figlio di Dio!
Noi cristiani parliamo di una paternità e di una filiazione SPIRITUALI non carnali. Figlio di Dio significa Verbo di Dio, “senza volontà né di carne né volontà di uomo” (Prologo del Vangelo secondo Giovanni).
Per noi, cristiani, Dio è “IL PADRE”, titolo commovente che si trova esclusivamente, in questa forma assoluta, nel Nuovo Testamento (Negli scritti rabbinici si legge l’espressione “Abinu shebashamaim”, “Il nostro Padre che è nei cieli”, ma Dio viene inteso come “Padre dei (soli) Ebrei”.
I Cristiani affermano che Gesù è stato crocifisso, ma secondo il Corano sembrava che fosse stato crocifisso (4: 157). Gli stessi musulmani sono divisi sull’interpretazione di questo testo coranico: “E per aver essi (=i Giudei) detto: In verità, noi uccidemmo il Messia, Gesù figlio di Maria, l’apostolo di Dio, mentre NON l’hanno ucciso, né l’hanno crocifisso, bensì sembrò a loro” (o: “fu vista da loro una somiglianza”).
Una prima interpretazione islamica di Al-Fakhr Ar-Razi: Gesù è stato veramente crocifisso ma i suoi nemici s’immaginarono di “averla fatta finita con lui”. Ma Dio lo innalzò a Sé.
Seconda interpretazione: all’ultimo momento, un sosia di Gesù è stato crocifisso al suo posto. Ma le fonti islamiche NON sono d’accordo sull’identità di questo sosia…
Noi cristiani possiamo dare due interpretazioni del testo coranico di 4: 157:
a. I nemici di Gesù s’immaginarono (=sembrò a loro) di averlo definitivamente eliminato, ma Lui risuscitò e quindi dubitarono di averlo realmente ucciso o crocifisso.
b. Seconda interpretazione cristiana. Alcune eresie cristiane (gnostici, doceti) sostenevano che era indegno per il Verbo di Dio di incarnarsi nel nostro corpo povero e vile. Quindi affermavano (per esempio nell’“Apocalisse di Pietro”) che Gesù avesse avuto una somiglianza di corpo e che, quindi, era impassibile sulla croce o che questa somiglianza fosse stata crocifissa.
I Cristiani mangiano carne suina!
Gesù ha già risposto a tali obiezioni dietetiche: “Non è ciò entra nella bocca che contamina l’uomo ma ciò che esce dalla bocca”.
I Cristiani bevono alcol!
Bere, sì; inebriarsi, NO. Gesù ha trasformato l’acqua in vino (Giovanni 2, 1-11) e beveva vino (coi peccatori!). S. Paolo lo consigliava, invece dell’acqua, a Timoteo (1 Tm 5, 23).
Gli Ebrei e i Cristiani non riconoscono Maometto come profeta!
Gli Ebrei non riconoscono nemmeno Gesù come Messia!
Per noi Cristiani, Gesù è “Il Profeta” promesso a Mosè (Deuteronomio 18, 15-18, legislatore come lui (e più di lui), figlio d’Israele, non d’Ismaele).
Per noi Cristiani, il “Paraclito” è lo Spirito Santo (secondo Giovanni 14, 16) non Maometto (che sarebbe “perikletos”, famoso, lodato - parola che NON esiste nei manoscritti).
Per noi cristiani, Gesù è l’incarnazione del verbo Eterno di Dio (Giovanni 1, 1 e 14), l’ultima Parola, dopo i Padri e i profeti (Ebrei 1, 1-2). Lui è la perfezione: l’alfa e l’omega, “la Via, la Verità e la Vita”.
CONCLUSIONE
Questa ricerca breve non poteva trattare tutti i temi importanti ma ha cercato di chiarire o di presentare dei punti sconosciuti e rispondere a varie domande ed obiezioni. Sarebbe interessante studiare le divergenze tra tradizione sunnite e tradizioni sciite: le prime esaltano Aiscia e Abu Bakr, le seconde esaltano Ali e la figlia Fatima…
Qui abbiamo trascurato le “obiezioni” superficiali e i pregiudizi, per esempio l’identificazione (sbagliata) tra Cristianesimo e Occidente o la “teoria” dell’“Occidente corrotto” o quella del “musulmano pigro” - perché NON si tratta dei principi ma delle persone. E, nelle persone, c’è di tutto! Ci sono i buoni e i cattivi! Lo stesso principio si applica alla STORIA: la Storia della Chiesa NON può essere “vergognosa” dall’inizio alla fine, e la Storia del mondo islamico NON può essere “gloriosa” sempre e dappertutto!
A causa della differenza di fede, di mentalità e di modo di vita, un dialogo s’impone (non un monologo come in Medio Oriente dove solo l’Islam parla nei mass media e nei programmi accademici). Ma, d’altro canto, queste stesse differenze rendono i matrimoni misti molto problematici e molto rischiosi perché le idee fondamentali sul matrimonio, sulla donna, sulla libertà e su altri temi vitali sono molto diverse, e alle volte diametralmente opposte.
“La carità si rallegra nella verità” e nella giustizia, scrive San Paolo nel famoso “Inno alla carità” (I Corinzi 13, 1-13, soprattutto v. 6). L’Apostolo esortava i fedeli a “vivere la verità nell’amore” (Efesini 4, 15). Il nostro amore, gli uni per agli altri, non può cambiare i testi né i documenti, ma può cambiare la nostra vita. La conoscenza reciproca, onesta ed obiettiva, eliminerà tanti fraintendimenti. La conoscenza serena rispetterà le differenze e troverà un modo per realizzare una pacifica coesistenza.
Sarà certamente un’aspra e lunga battaglia quella che attende gli esegeti del Corano pronti ad adottare i canoni del metodo storico-critico. Non a caso fu aspra per quei teologi cristiani che due secoli fa iniziarono a esaminare la Bibbia anche dal punto di vista storico-letterario, consapevoli che proprio l’Incarnazione - verità squisitamente teologica - lo richiedesse. È una battaglia non ancora conclusa, se si pensa ai forti rigurgiti fondamentalisti di alcune sette o gruppi cristiani.
Ora, tra le varie analisi che dovranno essere condotte sui 6235 versetti delle 114 sure del Corano importante sarà quella che isolerà le fonti bibliche. Nella sua introduzione a quella che rimane ancor oggi la migliore traduzione italiana del Corano (ed. Sansoni-Rizzoli) Alessandro Bausani affermava senza esitazione che “le fonti principali del Corano sono l’Antico e il Nuovo Testamento, seppur sembra non direttamente conosciuti da Muhammad”. Idea ribadita da tutti gli islamologi con accenti diversi ma in sostanziale concordanza: “Il Corano può essere considerato una rilettura della Bibbia sui generis in cui interviene decisamente la personalità di Muhammad” (Maurice Borrmans). Nella sura 4,163 si ha persino il riconoscimento dell’ispirazione divina della Rivelazione ebraico-cristiana: “In verità Noi (Dio) ti (Muhammad) abbiamo dato la Rivelazione come l’abbiamo data a Noè e ai profeti che lo seguirono, e l’abbiamo data ad Abramo e Ismaele, a Isacco e a Giacobbe, alle tribù, a Gesù, a Giobbe, a Giona, ad Aronne, a Salomone, e a Davide demmo i Salmi”.
Se volessimo stare solo alle statistiche, Gesù è nominato 25 volte, Maria 34, il Vangelo 12, i cristiani 14. La trama della vita di Gesù è seguita dall’annunciazione a Maria fino alla sua glorificazione, anche se sulla croce si ha il colpo di scena della sostituzione con un sosia: “Non lo uccisero né lo crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a lui…; Dio lo innalzò a sé” (4, 157-158), secondo una probabile prospettiva di stampo gnostico che negava l’Incarnazione in senso stretto. Basterebbe, comunque, inseguire la titolatura riservata a Cristo per vederne la venerazione profonda nutrita da Maometto che nel Corano dichiara in nome di Dio: “Noi abbiamo rivelato la Torah che contiene retta guida e luce, con la quale giudicavano i Profeti, e i maestri e i dottori… A loro facemmo seguire Gesù, figlio di Maria, a conferma della Torah rivelata prima di lui e gli demmo il vangelo pieno di retta guida e di luce, confermante la Torah rivelata prima di esso” (5, 44-46).
È per questo che nel Medio Evo si giunse al punto di considerare l’islam come un’eresia cristiana. Non per nulla Dante in una pagina terribilmente realistica dell’Inferno definisce Maometto “seminator di scandalo e di scisma”, collocandolo appunto nella IX bolgia dell’VIII cerchio infernale ove si trovano i seminatori di discordie (28, 22-51). In realtà le figure di Gesù e di Maria nel Corano non coincidono in senso stretto con la tipologia teologica cristiana. Entrambe sono presentate come il modello del perfetto “musulmano”, cioè del fedele totalmente consacrato all’unico Dio, del quale Gesù è profeta altissimo. È, perciò, blasfemo attribuire a Cristo la qualifica di Figlio di Dio: è anche questa la ragione del “protagonismo” di Maria nel Corano, perché per tale via si “umanizza” Gesù, riconducendolo alla figura di un figlio di donna e di servo del Signore.
In questa linea è scontato comprendere il rilievo che ha la polemica antitrinitaria che costella il Corano: “O gente del Libro (cristiani), non esagerate nella vostra religione e dite di Dio solo la verità. Credete dunque in Dio e nei suoi messaggeri. E non dite: Tre! Smettetela! Sarà meglio per voi. Dio non è che un unico Dio. È troppo glorioso per avere un figlio” (4, 171). L’unicità e la suprema trascendenza divina impediscono quel peccato fondamentale per l’islam che è l’”associare” (shirk) a Dio qualcosa di umano: “O gente del Libro, venite a una parola comune tra noi e voi: adoriamo soltanto Dio, senza associargli nulla!” (3, 64).
Ci sono, dunque, alcuni punti fermi che, da un lato, raccordano intimamente Bibbia e Corano ma che, dall’altro, li fanno profondamente divaricare e questi punti sono di natura cristologica. In questa luce si comprende l’andamento sinusoidale del rapporto tra cristiani e musulmani all’interno della storia, rapporto ora simile a un duetto ora teso come un duello. Ovviamente le connessioni e le divergenze ideologiche sono molto più complesse e già oggetto di vasti studi e approfondimenti. Esse si estendono ad altri settori quali quelli dell’etica, dell’antropologia, dell’escatologia, della società. La stessa fluidità della teologia musulmana - che esalta, ad esempio, la trascendenza intangibile di Dio ma che conosce anche la mistica della comunione per cui Dio è a noi più vicino di quanto noi lo siamo a noi stessi - fa sì che il dialogo rimanga arduo e complesso.
Conclusioni
A - Atteggiamento del Corano nei riguardi degli Ebrei e dei Cristiani
Nel Corano si trovano 124 testi “favorevoli” o “benevoli” nei riguardi dei cristiani e degli Ebrei, descritti come “Gente del Libro” (“Ahl al-Kitab”). Ma, secondo Ibn Hazm, e Ibn Al-Arabi, tutti quei bei testi (del periodo meccano) sono stati annullati ed abrogati dal “versetto della spada” (Corano 9: 5 e 29): gli Ebrei e i cristiani sono liberi di mantenere la propria fede ma a due condizioni: devono pagare l’imposta pro capite (“giziah”) e debbono essere umiliati. Anzi, i musulmani non si debbono lasciare governare né dai cristiani né dagli Ebrei (Corano 5: 51; 4: 141; e 47: 34 - 35).
Queste frasi danno una dimensione politica all’Islam che divide il mondo in due: “dar al-islam”, la casa dell’islam (cioè i paesi già islamizzati); e “dar al-harb”, la casa della guerra (cioè da islamizzare con la “guerra”, ormai non sempre armata ma forse con la demografìa e altri metodi).
In ogni caso, il Corano è chiaro: “NON vi sia costrizione alcuna per la religione” (“La ikrah fid-din”). Quindi, almeno Ebrei e Cristiani vengono tollerati e non vengono (o non dovrebbero mai venire) obbligati a diventare musulmani.
Però si legge altrove nel Corano (48: 16): “Di’ agli arabi rimasti indietro: Voi sarete presto chiamati a combattere contro un popolo dotato di forte coraggio; voi li combatterete o essi dovranno abbracciare l’ISLAM (o sottomettersi)”.
Mentre, secondo il Corano, Ebrei e Cristiani sono liberi di non farsi musulmani (almeno in teoria, poi in pratica si fanno tanti sforzi per “convertirli”), il musulmano, invece, è costretto a rimanere musulmano fino alla morte. Maometto ha detto: “Chi (=il musulmano) cambia religione, uccidetelo” (“Man baddala dinahu, fa-qtuluhu”).
Queste frasi danno una dimensione politica all’Islam che divide il mondo in due: “dar al-islam”, la casa dell’islam (cioè i paesi già islamizzati); e “dar al-harb”, la casa della guerra (cioè da islamizzare con la “guerra”, ormai non sempre armata ma forse con la demografìa e altri metodi).
In ogni caso, il Corano è chiaro: “NON vi sia costrizione alcuna per la religione” (“La ikrah fid-din”). Quindi, almeno Ebrei e Cristiani vengono tollerati e non vengono (o non dovrebbero mai venire) obbligati a diventare musulmani.
Però si legge altrove nel Corano (48: 16): “Di’ agli arabi rimasti indietro: Voi sarete presto chiamati a combattere contro un popolo dotato di forte coraggio; voi li combatterete o essi dovranno abbracciare l’ISLAM (o sottomettersi)”.
Mentre, secondo il Corano, Ebrei e Cristiani sono liberi di non farsi musulmani (almeno in teoria, poi in pratica si fanno tanti sforzi per “convertirli”), il musulmano, invece, è costretto a rimanere musulmano fino alla morte. Maometto ha detto: “Chi (=il musulmano) cambia religione, uccidetelo” (“Man baddala dinahu, fa-qtuluhu”).
B - Accuse coraniche e islamiche contro gli Ebrei e i Cristiani
La “Gente del Libro” avrebbe falsificato la Bibbia!
L’accusa è semplicemente assurda perché, se fosse così, non avrebbero meritato il titolo di “Gente del Libro” (e in arabo la parola “ahl” significa gente e persone DEGNE).
Il Corano, al contrario di quest’accusa popolare superficiale, NON ha mai affermato che Ebrei e Cristiani avessero manipolato le loro Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento: Thorah, Zubur (Salmi) e Ingil (“Vangelo”). Anzi, rende testimonianza all’autenticità della Bibbia: recitata bene, come si deve, dalla “Gente del Libro” (Corano 2: 121) che Maometto e i musulmani debbono consultare in caso di dubbio o di ignoranza (Corano 10: 94; 16: 43; 15: 9; 5: 68; 3: 113 – 114).
La “manipolazione” sarebbe stata effettuata da ALCUNI Ebrei che, pur mantenendo il testo biblico, l’avrebbero, alle volte, interpretato a modo loro (Corano 4: 46; 2: 75 e 146; 5: 13-14 e 41, soprattutto cambiando il castigo degli adulteri dalla lapidazione alla flagellazione.
Nota: Dallo stesso Corano era scomparso completamente “il versetto della lapidazione” e nella praxis islamica, a volte, vengono “flagellati” gli adulteri.
I Cristiani sarebbero dei politeisti, triteisti!
Ma noi cristiano crediamo “in un solo Dio”, il Suo Verbo (=il Figlio) e il Suo Spirito di Santità, Spirito di Dio tre volte Santo.
D’altra parte, il Corano sembra respingere una “triade” che NON è mai stata la nostra Santissima Trinità: Dio, Gesù e Maria! (O solo Gesù e Maria divinizzati).
I Cristiani bestemmiano quando sostengono che Gesù è figlio di Dio!
Noi cristiani parliamo di una paternità e di una filiazione SPIRITUALI non carnali. Figlio di Dio significa Verbo di Dio, “senza volontà né di carne né volontà di uomo” (Prologo del Vangelo secondo Giovanni).
Per noi, cristiani, Dio è “IL PADRE”, titolo commovente che si trova esclusivamente, in questa forma assoluta, nel Nuovo Testamento (Negli scritti rabbinici si legge l’espressione “Abinu shebashamaim”, “Il nostro Padre che è nei cieli”, ma Dio viene inteso come “Padre dei (soli) Ebrei”.
I Cristiani affermano che Gesù è stato crocifisso, ma secondo il Corano sembrava che fosse stato crocifisso (4: 157). Gli stessi musulmani sono divisi sull’interpretazione di questo testo coranico: “E per aver essi (=i Giudei) detto: In verità, noi uccidemmo il Messia, Gesù figlio di Maria, l’apostolo di Dio, mentre NON l’hanno ucciso, né l’hanno crocifisso, bensì sembrò a loro” (o: “fu vista da loro una somiglianza”).
Una prima interpretazione islamica di Al-Fakhr Ar-Razi: Gesù è stato veramente crocifisso ma i suoi nemici s’immaginarono di “averla fatta finita con lui”. Ma Dio lo innalzò a Sé.
Seconda interpretazione: all’ultimo momento, un sosia di Gesù è stato crocifisso al suo posto. Ma le fonti islamiche NON sono d’accordo sull’identità di questo sosia…
Noi cristiani possiamo dare due interpretazioni del testo coranico di 4: 157:
a. I nemici di Gesù s’immaginarono (=sembrò a loro) di averlo definitivamente eliminato, ma Lui risuscitò e quindi dubitarono di averlo realmente ucciso o crocifisso.
b. Seconda interpretazione cristiana. Alcune eresie cristiane (gnostici, doceti) sostenevano che era indegno per il Verbo di Dio di incarnarsi nel nostro corpo povero e vile. Quindi affermavano (per esempio nell’“Apocalisse di Pietro”) che Gesù avesse avuto una somiglianza di corpo e che, quindi, era impassibile sulla croce o che questa somiglianza fosse stata crocifissa.
I Cristiani mangiano carne suina!
Gesù ha già risposto a tali obiezioni dietetiche: “Non è ciò entra nella bocca che contamina l’uomo ma ciò che esce dalla bocca”.
I Cristiani bevono alcol!
Bere, sì; inebriarsi, NO. Gesù ha trasformato l’acqua in vino (Giovanni 2, 1-11) e beveva vino (coi peccatori!). S. Paolo lo consigliava, invece dell’acqua, a Timoteo (1 Tm 5, 23).
Gli Ebrei e i Cristiani non riconoscono Maometto come profeta!
Gli Ebrei non riconoscono nemmeno Gesù come Messia!
Per noi Cristiani, Gesù è “Il Profeta” promesso a Mosè (Deuteronomio 18, 15-18, legislatore come lui (e più di lui), figlio d’Israele, non d’Ismaele).
Per noi Cristiani, il “Paraclito” è lo Spirito Santo (secondo Giovanni 14, 16) non Maometto (che sarebbe “perikletos”, famoso, lodato - parola che NON esiste nei manoscritti).
Per noi cristiani, Gesù è l’incarnazione del verbo Eterno di Dio (Giovanni 1, 1 e 14), l’ultima Parola, dopo i Padri e i profeti (Ebrei 1, 1-2). Lui è la perfezione: l’alfa e l’omega, “la Via, la Verità e la Vita”.
CONCLUSIONE
Questa ricerca breve non poteva trattare tutti i temi importanti ma ha cercato di chiarire o di presentare dei punti sconosciuti e rispondere a varie domande ed obiezioni. Sarebbe interessante studiare le divergenze tra tradizione sunnite e tradizioni sciite: le prime esaltano Aiscia e Abu Bakr, le seconde esaltano Ali e la figlia Fatima…
Qui abbiamo trascurato le “obiezioni” superficiali e i pregiudizi, per esempio l’identificazione (sbagliata) tra Cristianesimo e Occidente o la “teoria” dell’“Occidente corrotto” o quella del “musulmano pigro” - perché NON si tratta dei principi ma delle persone. E, nelle persone, c’è di tutto! Ci sono i buoni e i cattivi! Lo stesso principio si applica alla STORIA: la Storia della Chiesa NON può essere “vergognosa” dall’inizio alla fine, e la Storia del mondo islamico NON può essere “gloriosa” sempre e dappertutto!
A causa della differenza di fede, di mentalità e di modo di vita, un dialogo s’impone (non un monologo come in Medio Oriente dove solo l’Islam parla nei mass media e nei programmi accademici). Ma, d’altro canto, queste stesse differenze rendono i matrimoni misti molto problematici e molto rischiosi perché le idee fondamentali sul matrimonio, sulla donna, sulla libertà e su altri temi vitali sono molto diverse, e alle volte diametralmente opposte.
“La carità si rallegra nella verità” e nella giustizia, scrive San Paolo nel famoso “Inno alla carità” (I Corinzi 13, 1-13, soprattutto v. 6). L’Apostolo esortava i fedeli a “vivere la verità nell’amore” (Efesini 4, 15). Il nostro amore, gli uni per agli altri, non può cambiare i testi né i documenti, ma può cambiare la nostra vita. La conoscenza reciproca, onesta ed obiettiva, eliminerà tanti fraintendimenti. La conoscenza serena rispetterà le differenze e troverà un modo per realizzare una pacifica coesistenza.